Oltre 260 mila pasti preparati. Tra i quali, almeno 220 mila pasti “ordinari”, erogati a circa 2.900 persone senza dimora e in povertà, e oltre 10 mila pasti serviti in occasione di più di 200 eventi benefici, grazie al servizio di uno staff professionale permanente (oggi composto da 11 persone e 4 tirocinanti) e di quasi 90 volontari in media all’anno. Più di 14 mila pasti gratuiti serviti grazie al progetto “Il pranzo è servito”, nei mesi di agosto, a quasi 550 anziani rimasti soli in estate a Milano, e altri 9.500 pasti cucinati per i circa 80 anziani del quartiere coinvolti, con cadenza settimanale, nel progetto di socializzazione “Le Querce”, con laboratori e momenti conviviali. Circa 260 giovani attivatisi come volontari per servire ai tavoli in occasione dei pasti “straordinari”, organizzati per le persone senza dimora in occasione delle festività. Più di 8.200 partecipanti, in gran parte ragazzi e giovani, ai 213 incontri formativi (sui temi del volontariato, della solidarietà internazionale, della lotta allo spreco e degli stili di vita), dedicati a scuole (155), parrocchie (43) e altri soggetti. Più di 2 mila lavoratori di 52 aziende coinvolti in 85 giornate di volontariato aziendale. Circa 40 tonnellate di eccedenze alimentari cucinate, dopo essere state recuperate dal Mercato ortofrutticolo di Milano e da punti vendita della grande distribuzione (1.400
E ancora, più di 300 eventi culturali (spettacoli teatrali, letture dal vivo, menù della poesia, cene monastiche, conferenze, presentazioni di libri, partecipazioni a festival e rassegne) promossi dall’Associazione per il Refettorio, anche a fini di raccolta fondi per la struttura. Infine, 13 “tavoli d’autore” per la mensa, ideati da altrettanti designer (e prodotti dall’azienda Riva1920 di Cantù), e 6 opere di artisti contemporanei, ospitate sin dagli inizi o aggiuntesi successivamente. Su quei tavoli e tra quelle opere, sono state servite anche i piatti di 65 grandi chef, nazionali e internazionali, coinvolti in eventi durante i mesi di Expo 2015. La storia di dieci anni di Refettorio Ambrosiano, se affidata ai numeri, si può considerare una storia di successo. Ma il senso di un’esperienza tanto poliedrica si ricava soprattutto dai volti e dalle storie delle migliaia di persone accolte, sfamate, aiutate, coinvolte, sensibilizzate, orientate. E dalle riflessioni di coloro che, dopo averla promossa, l’hanno accompagnata per un intero decennio.
La conferenza stampa
Nel giugno 2015 veniva inaugurata l’opera segno che la diocesi di Milano aveva inteso realizzare in occasione di Expo Milano 2015 “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”. Il Refettorio Ambrosiano, realizzato nell’edificio che un tempo era stato sala cinematografica e teatrale della parrocchia di San Martino, nel quartiere Greco, fu concepito non solo come risposta a un bisogno materiale, all’interno della filiera dei servizi Caritas per le persone senza dimora (di cui fanno parte lo storico “Sam – Servizio accoglienza milanese”, il dormitorio “Rifugio Sammartini” e il centro diurno “Bassanini – La Piazzetta”), ma anche come luogo e strumento per favorire attività formative e culturali, in conformità con la “prevalente funzione pedagogica” di Caritas.
Il bilancio, statistico ma anche umano e pastorale di quel percorso, è stato delineato nella conferenza stampa svoltasi stamattina a Greco, presenti molti dei protagonisti dell’inaugurazione, avvenuta il 4 giugno 2015, e i rappresentanti delle realtà (istituzioni, associazioni, aziende) che collaborano con Caritas sui molteplici versanti dell’attività del Refettorio.
Gualzetti: «Uno stimolo per la città»
«Sui tavoli del Refettorio – ha esordito Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana e Vicecommissario del Padiglione Vaticano a Expo 2015 – abbiamo affrontato molteplici sfide. La lotta alla fame e alla povertà alimentare ha costituito il primo, più immediato impegno, l’eredità più esplicita di Expo 2015. Ma non avremmo fatto un buon servizio ai poveri, e alla città che abitano, se ci fossimo limitati a scodellare minestre o risotti. Anzitutto, abbiamo affermato nei fatti che il diritto al cibo dev’essere diritto a un’alimentazione di qualità: non perché si è poveri, si deve essere destinatari di un aiuto alimentare privo di adeguati requisiti nutrizionali, sanitari e – perché no? – anche di gusto». In secondo luogo, abbiamo condotto,«nei fatti e con l’esempio, una lotta allo spreco alimentare e delle risorse, anche energetiche, sempre più accurato: non c’è contrasto delle povertà, se non c’è contrasto delle cattive abitudini di consumo che contribuiscono a generarla».
Determinante, nella prospettiva Caritas, la saldatura tra l’attenzione alle persone gravemente emarginate e quella rivolta alle povertà urbane in senso più ampio: «Il Refettorio è diventato punto di riferimento per tanti anziani soli e fragili: il nostro impegno per la promozione della dignità umana non è categoriale, ma cerca di farsi carico di tutte le fatiche espresse dalla città, per scongiurare inaccettabili guerre tra poveri».
Sala: «La gratitudine di Milano»
«Non dobbiamo metterci paura – ha sostenuto l’attuale sindaco di Milano, e Commissario unico di Expo 2015, Giuseppe Sala – per i tanti problemi e le tante violenze dell’oggi, anche nella nostra città. C’è ancora una montagna di persone che non hanno perso la volontà di prodigarsi per gli altri. E questo luogo ne è la prova. Anche per la continuità che ha espresso: dopo dieci anni è ancora un progetto vitale, e quella che appariva una piccola iniziativa è diventata una grande impresa, capace di fare da modello anche per altre città del mondo. Vi sono, grato, a nome di tutte le milanesi e tutti i milanesi, per la dedizione che continuate a esprimere alla città: il segreto di Milano continua a essere la capacità di coinvolgere e di far sentire ognuno parte di una comunità, a patto che si renda disponibile a dedicarsi agli altri».
Delpini: «Dal Refettorio alla sala da pranzo»
Chi non partecipò all’inaugurazione del Refettorio fu l’attuale arcivescovo di Milano. Il suo predecessore, cardinale Angelo Scola, aveva avuto l’intuizione e suggerito la formula di un luogo che coniugasse carità e bellezza, solidarietà e arte. «All’origine però c’era uno scandalo – ha avvertito monsignor Mario Delpini nel suo intervento di chiusura –: lo scandalo dello spreco e, contemporaneamente, di gente che aveva fame, anche a Milano. Con quali strumenti abbiamo affrontato, e continuiamo ad affrontare quello scandalo? Il primo è la distribuzione degli alimenti: il pacco viveri può aiutare, ma in un certo senso è anche un po’ una mortificazione della dignità delle persone. Un’evoluzione del semplice aiuto materiale è l’Emporio solidale, che Caritas ha realizzato in tanti luoghi della diocesi: evoluzione interessante, perché permette al beneficiario di scegliere, per sé e per la propria famiglia. Le mense sono luoghi (migliaia di pasti al giorno, a Milano) in cui si consuma un pasto insieme: altra evoluzione interessante, perché consente un po’ di condivisione. Così arriviamo al Refettorio: possiamo realmente apprezzare che ci sono persone che lo rendono bello e accogliente, oltre che utile».