Di Fabio Massa
Oggi Enrico Pazzali, presidente di Fondazione Fiera che si era autosospeso a seguito dell’emergere del caso Equalize, è rientrato in carica. La notizia l’hanno data le agenzie. E’ prevedibile un fuoco di fila, un plotone di esecuzione: ma come è possibile che rientri in carica, in un posto assai prestigioso, una persona sulla quale sono state avanzate ipotesi di reato gravi? Questo sarà il mantra di chi ama la forca. Io invece sono garantista e dico che i pm non hanno rilevato neppure mezza irregolarità nel suo operato come presidente di Fondazione Fiera. Dico che dopo mesi di indagini, e almeno 7 mesi dall’emersione del caso, e dopo mesi in attesa del verdetto del Tribunale del Riesame, e dopo mesi nei quali Pazzali non è stato neppure interrogato, il gesto del manager di rientrare per l’approvazione dell’ultimo bilancio di Fondazione è da leggersi nell’unica maniera possibile: la vita non ha il pulsante di pausa. Ha quello di play, e quello di stop. E purtroppo il secondo è qualcosa a cui quelli che stanno sospesi nel limbo della giustizia pensano spesso. Io non so che cosa succederà adesso. Conosco le dinamiche dell’informazione, e parzialmente quelle della politica. So che verrà fuori una grande polemica, e che si parlerà di opportunità. Io rimango dell’idea che se uno è colpevole deve pagare, ma che non si è colpevoli da indagati, neppure interrogati, neppure rinviati a giudizio, neppure giudicati. Questo è. E vale per Pazzali – al quale mi lega una stima personale – così come per Novari (anche lui indagato, per la Fondazione Milano Cortina), al quale mi lega la massima disistima. Perché non si può essere garantisti a giorni alterni, mentre i forcaioli lo sono tutto l’anno (purtroppo).